martedì 29 agosto 2006

prima lavata di capo...

29.8.06
oggi provo per la prima volta a pulire quello che sembra, all'apparenza, una vespa. in realtà è una accozzaglia di vernici sparse e diverse, ruggini varie e profonde, fango e grasso ben omogenei tra loro. una, due, più volte uso specifici sgrassanti e polveri per poi risciacquare abbondandemente. grazie all'appoggio di M.B. e della sua officina comincio ora a smembrare le sue parti.
parto dai bauli che sembrano mettercela tutta contro la mia volontà facendo perno sulla presenza di ruggine sulle viti allocate all'interno degli stessi bauli. scopro che all'interno di quello sinistro c'è un araddrizzatore di corrente. penso che sia per le luci della vespa. pensate che questa mia vbb1 non ha neanche la batteria! ma il brutto avviane proprio quando mi cimento con i cavi elettrrici del manubrio: stacco tutto, documentando ovviamente le manovre, ma al momento di tirar fuori il faro anteriore questo cosa fa? cade! ladies and gentlemen e mo so c###i! bella giornata, davvero. dovrò ricomprarlo pazienza. quando finisco con questo lavoro, il quale appariva molto più semplice, mi accorgo che si è fatta sera.

domenica 20 agosto 2006

catturata

il sogno prende il largo...

Come siamo arrivati a lei?

Era un giorno lavorativo come altri. C’era il sole ma non l’afa che, come di consueto, fa boccheggiare e rende tristi. Ebbene, quella mattina conosco il signor B.. Si accomoda nel mio ufficio come qualunque altra persona. Si siede e mi espone un quesito: “Ho un vespino special comperato da poco e non ho nessun documento, dovrei denunciare lo smarrimento del libretto? Sa, l’ho appena ritirato dopo un lungo restauro”. Di colpo arrivava il vento, come quando sei su una barca in tarda attesa di un piccolo soffio di Eolo, ecco. Recentemente avevo sorvolato sulle scartoffie montagnose createsi sulle scrivanie ingrigite degli uffici MCTC dove, dall’alto, mi ero reso conto del fenomeno “reimmatricolazione”! Gli dico, per l’appunto, a cosa andava incontro e di quale specie di mostro si trattasse ciò che chiamavano “iter-burocratico-sauro”. Dopo una parentesi tecnica sul mito Vespa, il signor B., mi segnala che il restauratore non è altro che un suo collega di lavoro il quale potrebbe addirittura possedere qualche bella Vespa 125/150 interessante. Mi segno il numero di questo ragazzo che si chiama Massimo e, qualche giorno dopo, lo chiamo. Eravamo, io e Pamela, in giro per la città di Parma quando, in un discorso a tema, saltava fuori questo Massimo e, in men che non si dica, ci trovavamo in questo paesetto delle colline parmensi per conoscere il nostro nuovo amico. Al telefono ci indicava un bar dove incontrarlo. Da lì, preso un caffé con contorno di Vespa-bla-bla, ci spostavamo verso gli Appennini alla ricerca di una probabile Vespa in vendita. Dopo pochi minuti di curve e tornanti giungevamo in un garage adibito a magazzino di antiquariato. Il signor D., proprietario della baracca, ci propinava diverse Vespe e, tra queste, scegliemmo Lei. Vespa 150 VBB del 1961. Targa originale, unipropritario, libretto disperso. Il sogno cominciava ad avere contorni reali… Alcuni giorni dopo tornavo con un Doblò a caricare la nostra Vespa e, a onor del vero, mi era parso, durante il viaggio, di sentirla sospirare. Come per ringraziare uno sconosciuto per averla risvegliata da un lungo letargo.

lunedì 14 agosto 2006